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Puntare sui terreni agricoli contro inflazione e recessione

Dal 1970 i rendimenti dei terreni agricoli hanno superato l’inflazione di quasi il 6% anche in anni non recessivi e prodotto risultati positivi in tutti gli anni di recessione (tranne il 2009). L’analisi Nuveen

Di Saira Malik, Cfa, chief investment officer di Nuveen

Da quando la Fed ha mantenuto i tassi fermi nella riunione di novembre, l’indice S&P 500 ha guadagnato poco più del 7%, mentre il rendimento dei Treasury Usa a 10 anni è sceso da un picco di quasi il 5% a circa il 4,5%. Il cambiamento delle aspettative sui tassi di interesse e i dati degli indici dei prezzi al consumo e alla produzione di ottobre inferiori al consenso hanno permesso agli investitori di concentrarsi sugli utili societari, che sono diventati positivi dopo tre trimestri consecutivi di crescita negativa.

Saira Malik, Cfa, chief investment officer di Nuveen
Saira Malik, Cfa, chief investment officer di Nuveen

I pochi dati economici che devono ancora essere pubblicati nel 2023 non dovrebbe frenare il recente slancio del mercato e riteniamo che questo rally di Natale appena iniziato possa persistere fino alla fine dell’anno. Detto questo, il 2024 porterà con sé le sue sfide e richiederà una nuova analisi del posizionamento del portafoglio.

Sebbene i mercati stiano attualmente prezzando tre o quattro tagli dei tassi nel 2024, dovrebbero ricordare che il presidente della Fed, Jerome Powell, è impegnato a evitare gli errori di politica monetaria del passato, ovvero tagli prematuri dei tassi d’interesse come quelli che hanno portato a un’inflazione annualizzata del 9% e a tre distinte recessioni dal 1973 al 1982. Invece di basarsi su previsioni troppo ottimistiche su eventuali tagli dei tassi e fare troppo affidamento sull’azionario e sul reddito fisso, suggeriamo di diversificare con una asset class di attivi che aiuta a proteggersi dall’aumento dei tassi e da una potenziale recessione: i terreni agricoli.

Tradizionali coperture contro l’inflazione, gli asset reali sembrano ben adattati all’attuale contesto macro. I terreni agricoli appaiono particolarmente interessanti perché forniscono beni di prima necessità e la domanda per i beni che producono dovrebbe resistere in un contesto economico in via di indebolimento.

Abbiamo analizzato i rendimenti annuali dei terreni agricoli a partire dal 1970 e abbiamo scoperto che da allora hanno prodotto un risultato positivo in tutti gli anni di recessione tranne il 2009. In effetti, il rendimento medio dei terreni agricoli durante gli anni di recessione in questo arco di tempo è stato del +12,6%, quasi il doppio rispetto al tasso di inflazione del 6,6% e superiore al rendimento dell’S&P 500 di oltre 4,5 punti percentuali. I rendimenti dei terreni agricoli hanno superato l’inflazione di quasi il 6% anche in anni non recessivi.

La volatilità dei rendimenti dei terreni agricoli dal 1970 è stata significativamente inferiore a quella dei titoli azionari statunitensi, con una deviazione standard di 6,5, rispetto a 17,2 dell’S&P 500. debito. Dal punto di vista dei bilanci, l’aumento dei tassi d’interesse rende più costoso per gli agricoltori l’acquisto di beni attraverso l’indebitamento. Ma i tassi di interesse più elevati si verificano di solito quando l’inflazione è elevata (solitamente per l’aumento dei prezzi di materie prime come il gas naturale, il grano o l’acciaio), come abbiamo visto dal marzo 2022.

Poiché i terreni agricoli producono le materie prime agricole necessarie, possono andare meglio di altri asset reali durante i periodi di inflazione, il che consente agli agricoltori di ridurre il debito e aumentare il patrimonio netto delle loro aziende. E se i terreni sono presenti nei loro bilanci, è probabile che la redditività delle colture su quei terreni aumenti.

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