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Siamo o non siamo in recessione?

Per La Française Am, segnali contraddittori rendono più difficile la lettura macroeconomica ma una recessione è ormai altamente probabile. Potrebbe però essere ritardata. L’analisi

Sebbene la maggior parte dei principali indicatori evidenzi un rischio estremamente elevato di recessione, altri ci dicono che questo non starebbe per accadere. Negli Stati Uniti ad esempio, niente è meno sicuro di una recessione. Le ultime previsioni di crescita della Fed di Atlanta, infatti, indicano una crescita del 4,2% per il quarto trimestre.

“Per arrivare a una recessione è necessario che il mercato del lavoro sia in forte calo, e non è affatto quello a cui stiamo assistendo. Sì, alcuni indicatori iniziano a rallentare, ma non indicano una recessione imminente”, osserva François Rimeu, senior strategist di La Française Am, che fa notare come la crescita dei salari continui ad accelerare, segno che il mercato del lavoro sta andando molto bene, il che a sua volta dovrebbe consentire ai consumi di superare la tempesta. 

“Inoltre – aggiunge -, i salari stanno aumentando più rapidamente per le fasce sociali meno avvantaggiate, come i giovani, gli stipendiati a ore, i meno istruiti, ecc. è una buona notizia, dopo diversi decenni in cui questo segmento della popolazione ha sofferto”.

Rimeu sottolinea poi come anche il numero di posti di lavoro vacanti rimanga elevato, soprattutto nei settori dei servizi, con un rapporto posti liberi/persone in cerca di lavoro significativamente superiore a 1, il che offre un’alternativa ai consumatori: lo stipendio non aumenta con la stessa velocità dell’inflazione, ma si può facilmente trovare un secondo lavoro part-time per compensare gli aumenti di prezzo.

“È quanto emerge anche dai dati – chiarisce -: i lavori part-time stanno gradualmente aumentando negli Stati Uniti, soprattutto nei settori che offrono alta flessibilità e salari in crescita. Secondo il sito Monster.com (uno dei principali siti di ricerca di lavoro negli Stati Uniti), il 75% dei lavoratori dichiara che probabilmente cercherà un impiego di questo tipo per far fronte all’aumento dei prezzi”.

Anche i consumatori americani si trovano in una situazione finanziaria solida. “È vero che i prestiti in corso stanno aumentando, è vero che il tasso di risparmio sta diminuendo, ma questo non è sufficiente per costringere i consumatori americani a ridurre le spese – spiega lo strategist -. La Fed di St Louis stima che il pagamento degli interessi sul debito delle famiglie statunitensi rappresenti attualmente solo il 9,6% del reddito familiare, una percentuale inferiore a quella del periodo pre-Covid, il che significa che c’è ancora una sorta di fascia di sicurezza prima che i consumi statunitensi crollino”.

Quindi, siamo o non siamo in recessione? “Riteniamo che una recessione sia ormai altamente probabile, ma che potrebbe essere ritardata”, conclude Rimeu.

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