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S&P 500, ci sono altre 495 società su cui puntare

Non solo big tech: per State Street Global Advisors il mercato non sta considerando la forza dei fondamentali degli altri titoli inclusi nell’indice S&P 500

Un segmento del mercato scambia a valutazioni eccessive, mentre il resto dell’S&P 500 è valutato in modo interessante. Non c’è dubbio: ci troviamo in un momento particolare, in cui la polarizzazione delle valutazioni tra le azioni quotate è agli estremi. E proprio per questo, secondo Barry Glavin, chief investment officer, fundamental value equity di State Street Global Advisors, per gli investitori che adottano un approccio selettivo c’è più di un’opportunità di guadagno.

“L’attuale sottoperformance del value è la più drammatica mai registrata in termini di profondità e durata, e il risultato è uno spread delle valutazioni a livelli record – osserva l’esperto -. Negli ultimi 50 anni circa abbiamo assistito solo a due regimi di mercato che sono paragonabili: il Nifty Fifty nei primi anni Settanta e la bolla delle DotCom alla fine degli anni Novanta”.

Tuttavia, come fa notare Glavin, questi trend hanno subito un’accelerazione a partire da agosto 2016, tanto che i titoli growth hanno superato il value del 14% su base annua. L’utile per azione (Eps) dell’indice Msci World Growth Index è cresciuto del 2,8% annuo, superiore al tasso di crescita dello 0,5% annuo dell’indice Msci World Value Index, ma qual è il valore di questa crescita superiore? “Il premio p/e (la differenza tra il rapporto prezzo/utili degli indici growth e value) è salito dal 30% al 130% – chiarisce -. In entrambi i periodi in esame, la sovraperformance del growth rispetto al value è quasi interamente attribuibile al rating. Il risultato è stato un allargamento dello spread delle valutazioni a livelli che ora superano quelli osservati in entrambi i periodi precedenti”.

Per l’esperto quindi il mercato attuale mostra aspetti sia dell’era Nifty Fifty che della bolla delle DotCom. “Abbiamo un gruppo di società estremamente redditizie, che occupano posizioni dominanti, innovative e leader di mercato, che ora scambiano a valutazioni analoghe a quelle dei Nifty Fifty”, evidenzia.

Per l’esperto, insomma, il mercato nel suo complesso è sopravvalutato, ma non eccessivamente, nonostante le elevate valutazioni di questi titoli azionari ad alto rendimento. E la spiegazione di questa tendenza risiede nella polarizzazione delle valutazioni sui mercati azionari: i vincitori sono molto costosi, mentre molte delle società che sono rimaste indietro sono piuttosto a buon mercato. “In quanto gestori value, riteniamo che il mercato abbia preso una decisione insolitamente affrettata sul valore relativo dei cinque colossi tecnologici senza considerare la forza dei fondamentali delle altre 495 società incluse nell’indice S&P 500”, conclude.

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