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Stagflazione all’orizzonte? Le asset class su cui puntare

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Secondo l’analisi di Schroders, oro commodity e Reit potrebbero beneficiarne. Più incerta la view sui Treasury

La frenata della ripresa e un’inflazione che resta elevata stanno mettendo in allarme i mercati globali che intravedono all’orizzonte il rischio stagflazione. Come dovrebbero quindi prepararsi gli investitori? A questa domanda prova a rispondere Sean Markowicz, strategist research and analytics di Schroders, che basandosi sui dati storici spiega quali asset class potrebbero sovraperformare in uno scenario di questo tipo.

Le fasi del ciclo economico

Lo strategist ricorda che ci sono quattro diverse fasi del ciclo economico, basate sull’evoluzione di output e inflazione: goldilocks, disinflazione, reflazione e stagflazione. “Tuttavia – chiarisce -, può essere difficile valutare il comportamento delle asset class in ciascuna di queste fasi poiché i mercati guardano al futuro mentre le misure convenzionali di crescita economica, come il Pil, sono pubblicate in ritardo e potrebbero quindi catturare in modo inadeguato i flussi di asset preventivi. Di conseguenza, abbiamo valutato la crescita usando lo Us Conference Board Leading Economic Index (Lei), creato per segnalare i punti di svolta nei dati economici in modo più efficiente rispetto al Pil”.

Per Markowicz un’altra sfida è rappresentata dal fatto che non c’è una definizione universalmente accettata del livello di crescita e inflazione tipiche della stagflazione. “Quindi – precisa -, per massimizzare il numero di data point storici, definiamo stagflazione qualsiasi mese in cui la crescita (Lei) è in calo e l’inflazione Cpi core Usa è sopra alla media decennale su base annua. Affidandosi ad altre soglie, i risultati non sarebbero significativamente diversi rispetto a quelli presentati nella nostra analisi”.

Dalla reflazione alla stagflazione: cambiano vincitori e sconfitti

L’esperto ha analizzato i rendimenti reali medi su base annua (aggiustati per l’inflazione) delle principali asset class dal 1973. “Naturalmente – spiega -, i migliori e i peggiori performer sono diversi nelle varie fasi e anche all’interno delle singole fasi la dispersione dei rendimenti è ampia. Per esempio, nelle fasi di stagflazione, i migliori performer sono stati oro (+22,1%), commodity (+15%) e real estate investment trust (Reit – +6,5%). L’azionario è invece in negativo (-1,5%). Tutto ciò ha senso, dato che l’oro viene percepito come un ‘porto sicuro’ e quindi tende ad apprezzarsi in fasi di incertezza. Le commodity sono una fonte di costo per le aziende e una componente chiave degli indici di inflazione, quindi tendono a performare bene quando l’inflazione sale (spesso perché sono la causa di tale inflazione). Tuttavia, i rendimenti sono inferiori rispetto alle fasi di reflazione, quando beneficiano della crescita della domanda. Anche i Reit offrono una protezione parziale dall’inflazione per via della crescita dei prezzi di affitti e immobili”.

I Treasury mostrano risultati meno chiari. “In teoria – osserva Markowicz -, dovrebbero beneficiare del calo dei tassi, guidati dal rallentamento della crescita. Tuttavia, l’aumento dell’inflazione fa ridurre il reddito portando pressioni al rialzo sui rendimenti e pressioni al ribasso sui prezzi. In pratica, la loro performance dipende dalla duration e dal rendimento di partenza”.

Le conclusioni per l’asset allocation

Negli ultimi sei mesi, il contesto di reflazione ha favorito gli investimenti in asset rischiosi come azionario e commodity, mentre l’oro ne ha sofferto. Tutto ciò, secondo lo strategist, è in linea con quanto ci aspetteremmo applicando l’analisi appena presentata. “Tuttavia, se siamo vicini all’avvio di una fase di stagflazione, potremmo presto vedere un cambiamento nelle asset class che guidano la performance”, avverte.

“In tale scenario infatti i rendimenti dell’azionario potrebbero diminuire mentre l’oro potrebbe essere oggetto di una maggiore domanda, con gli investitori che cercano rifugio negli asset ‘safe-haven’. Le commodity e i Reit sono alternative attraenti grazie al loro potenziale di protezione dall’inflazione, anche se i dati storici mostrano che i loro rendimenti tendono ad essere più moderati rispetto a quelli dell’oro. La performance dei Treasury è invece incerta e dipenderà dal braccio di ferro tra inflazione e sentiment sulla crescita”, conclude dunque Markowicz.

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