Le novità normative possono avere effetti molto pesanti sui business tech. Ma secondo Comgest gli investitori devono guardare al risultato nel lungo termine. L’analisi
La regolamentazione può avere un grande impatto sui business tech, oltre che effetti molto pesati. Per esempio, quando fu introdotta nel 2018 la Gdpr il titolo di Facebook perse il 40% dai minimi ai massimi. In realtà, secondo Richard Mercado, gestore del fondo Comgest World Growth di Comgest, gli investitori devono guardare al risultato nel lungo termine. Infatti, non sempre la regolamentazione è qualcosa di dannoso se si ha una prospettiva a lungo termine, perché si possono aprire opportunità d’acquisto interessanti.
“La regolamentazione può dare luogo a importanti distorsioni, e si differenzia da Paese a Paese – spiega il gestore -. Per esempio, Usa, Europa e Regno Unito hanno un approccio bottom-up, mentre la Cina è un Paese centralizzato con un approccio top-down. Nei mercati occidentali la regolamentazione è bene definita e chiara; tornando a Facebook, introduzione di nuove normative ha poi creato un vantaggio competitivo per cui le nuove regolamentazioni non sono sempre dannose per un business. In Cina, invece, il processo decisionale è differente e più semplice, se un’azienda è allineata al governo è investibile, se non è allineata allora no, come successo con la formazione privata, che ha riscontrato forti limiti dopo che il governo ha deciso di intervenire sul settore”.
“L’istruzione in Cina si basa su un rigido processo di meritocrazia – prosegue Mercado -, e la formazione privata ha cambiato questo contesto perché le persone più facoltose possono intraprendere azioniLe azioni sono titoli rappresentativi del capitale di una so... Leggi per accedere a corsi di formazione privata, che sono molto costosi e trarne un vantaggio sociale”.
Per il gestore, in ambito di regolamentazione ci si scontra con un trilemma normativo, gli enti di disciplina infatti hanno tre priorità: il contenuto, la privacy dei dati e la concorrenza. “Negli Usa, per esempio – chiarisce -, si concentrano soprattutto sulla concorrenza, in Ue si sono concentrati prima su contenuto e privacy mentre ora la priorità è la concorrenza. In Cina, la situazione è completamente diversa: la priorità è l’armonia sociale, ovvero la ‘prosperità comune’, per cui il focus è sulla normativa dei contenuti e meno sulla privacy dei dati”.
Per Mercado, se guardiamo alla regolamentazione della privacy dei dati, come la Gdpr, osserviamo che per le società Usa è stato molto costoso applicare la nuova normativa europea sulla privacy dei dati ma che hanno anche tratto vantaggi dal momento che si è ridotta la concorrenza e sono rimaste in posizione primaria solo le Big Tech.
In Cina, la situazione è diversa perché le normative sulla privacy dei dati hanno invece avuto un impatto più negativo e molto variegato a seconda del tipo di società. “Per esempio – spiega il gestore -, Alibaba e JD.com, che sono dei colossi, non usano i dati per profilare e differenziare i prezzi sui diversi prodotti mentre Meituan ha un approccio misto. Invece, per Tencent, con WeChat l’impatto è stato abbastanza neutro, perché la normativa vietava a terze parti di raccogliere dati da utilizzare, ma Tencent ha una base utenti di 1 miliardo e quindi riesce a monetizzare anche la protezione dei dati. Tra le società che hanno subito un impatto negativo in Cina troviamo Didi Chuxing, la società per prenotare i taxi che non ha ottenuto il consenso governativo allo sfruttamento dei dati immagazzinati perché considerati di sicurezza nazionale; inoltre non ha la possibilità di acquisirne di nuovi, e ha quindi chiesto il delisting”.
Sul fronte della concorrenza, l’antitrust ha la funzione di evitare che ci sia un eccesso di concentrazione di potere sul mercato, e integrazioni verticali che blocchino la concorrenza. Anche in questo ambito, stando a Mercado, troviamo società che ne hanno beneficiato. Come Amazon, che ha due principali asset, Aws e la parte e-commerce, che sono separati per cui un investitore può trarre valore da entrambe le società investendo nel titolo.
“Al contrario – puntualizza -, per Facebook-Meta ci sono basse probabilità che le autorità di regolamentazione riscontrino prassi illecite circa questa materia, ma in tal caso avrebbe forti ricadute sul business. In Cina l’antitrust ha avuto un effetto relativamente negativo, e anche in questo caso è stato diverso da società a società. Per esempio, Alibaba abusava della propria posizione di mercato per forzare i merchant a vendere solo sulla propria piattaforma (ovviamente ora la società ha dovuto cambiare condotta). Mentre per Tencent l’impatto non è stato così negativo perché ha un buon ecosistema molto vasto”.
“In conclusione, il rischio normativo fa parte del processo d’investimento e per questo bisogna essere vigili e avere un approccio ESG su misura, studiando non solo le società ma anche i Paesi e le loro regolamentazioni – grazie a una presenza in loco; senza dimenticare che la regolamentazione può creare anche dei vantaggi competitivi per alcune società”, conclude il gestore Comgest.