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Tre motivi per tornare ai bond

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Per Schroders, hanno valutazioni interessanti e un buon potenziale di rendimento, sono un buon diversificatore e il numero di rialzi dei tassi attualmente prezzato non si realizzerà

È stato un periodo a dir poco fuori dall’ordinario per i mercati obbligazionari. Il reddito fisso è stato spesso considerato il cugino noioso delle azioni, soprattutto nell’ultimo decennio di bassi rendimenti. Gli ultimi mesi, invece, sono stati tutt’altro che noiosi, anche se per le ragioni sbagliate. E i bond hanno registrato un calo record. Ora però, secondo Paul Grainger, head of global fixed income & currency di Schroders, potrebbero offrire uno dei migliori rendimenti degli ultimi anni. 

A detta dell’esperto, sono tre le ragioni principali per cui le obbligazioni sono particolarmente appetibili in questo momento. La prima attiene alle valutazioni: i livelli di rendimento sono infatti di nuovo interessanti e il potenziale di rendimento è buono. La seconda sta nel fatto che le obbligazioni sono un buon diversificatore, soprattutto in periodi di incertezza economica. Infine, per Grainger il numero di rialzi dei tassi attualmente prezzato nei mercati obbligazionari non si realizzerà a causa del picco dell’inflazione e del rallentamento della crescita.

Cosa ha determinato il calo dei bond?

“Tra gennaio 2021 e metà maggio 2022 – spiega l’esperto di Schroders -, il reddito fisso globale ha subito una flessione del -17,6% (Bloomberg Global Aggregate Bond Index), il peggior ribasso dall’inizio dei dati nel 1990. In confronto, il calo durante la crisi finanziaria globale del 2008, calcolato dal picco alla fine, è stato del -10,8%. Dall’inizio del 2022, i titoli obbligazionari si sono trovati ad affrontare una combinazione di inflazione elevata e una svolta hawkish da parte delle principali banche centrali. Il cambiamento nella retorica e nella comunicazione dei policymaker si è tradotto in un effettivo rialzo dei tassi. A ciò si aggiunge l’incertezza legata alla guerra in Ucraina e alla pandemia di Covid ancora in corso, con parti della Cina attualmente sottoposte a severi lockdown”.

Bond, un movimento di mercato sorprendente

Non sorprende che le obbligazioni abbiano sofferto in queste circostanze, ma la velocità del movimento è stata sbalorditiva. “In alcuni casi – sottolinea Grainger -, quello che normalmente accade in un intero ciclo economico è stato interamente prezzato nell’arco di poche settimane. Il movimento è stato più estremo se si considera il punto di partenza. Le condizioni senza precedenti dell’ultimo decennio circa hanno visto rendimenti persistentemente in calo e comunque a livelli storicamente bassi”.

Ma le attuali turbolenze, pur essendo dolorose e inquietanti, offrono sempre più opportunità. “A nostro avviso – prosegue -, le valutazioni hanno superato i fondamentali macroeconomici. Con il tempo, dovrebbero tornare indietro. Oltre ai potenziali rendimenti interessanti, riteniamo che le preoccupazioni per i rischi di ribasso della crescita possano far emergere con maggiore evidenza i vantaggi delle obbligazioni come diversificatore rispetto alle azioni”.

L’aumento dei tassi d’interesse deve preoccupare?

Da tempo le banche centrali si preparano a normalizzare le condizioni di politica monetaria. Alcune valutazioni dei mercati obbligazionari riflettono già un ciclo completo di rialzi dei tassi, superando secondo Grainger un livello realistico. “Per il resto dell’anno – osserva -, il tasso implicito (la differenza tra il rendimento attuale e il tasso a termine indicato nel mercato degli swap) prezza quasi otto rialzi dei tassi negli Stati Uniti, cinque nel Regno Unito e addirittura quattro per quella è da tempo la ‘colomba’ per antonomasia, la Bce. Per il prossimo anno, il numero di rialzi dei tassi previsti è persino più elevato. Riteniamo che molti di questi rialzi dei tassi non si realizzeranno e che, man mano che un numero sempre maggiore di investitori si convince di ciò, i rendimenti dei Titoli di Stato scenderanno”.

Questa convinzione si basa su una serie di fattori. “In primo luogo- chiarisce l’esperto- l’inflazione dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari comprime i redditi e i margini di profitto delle imprese, traducendosi in un indebolimento delle prospettive di crescita, anche se non necessariamente in una recessione. In secondo luogo, l’impatto ritardato del percorso di inasprimento delle banche centrali si accumulerà gradualmente nei prossimi mesi. Ciò si farà sentire soprattutto sui mercati immobiliari a livello globale. Le banche centrali vorrebbero soprattutto tentare un atterraggio morbido, che tolga un po’ di ‘benzina’ all’economia senza soffocare però l’attività. Si tratta di un gioco di equilibri incredibilmente difficile”.

Per Grainger è importante notare che la natura lungimirante dei mercati obbligazionari fa sì che le banche centrali non abbiano bisogno di invertire l’attuale orientamento di politica monetaria: è sufficiente che il mercato si concentri maggiormente sulla debolezza della traiettoria di crescita e meno sull’inflazione. “I segnali che indicano che i banchieri centrali sono sempre più diffidenti nei confronti del trade-off tra il controllo dell’inflazione e della crescita sono un segno sicuro dell’imminenza di un cambiamento nella comunicazione. In effetti, abbiamo già visto la Banca d’Inghilterra emettere una nota di cautela sulla traiettoria di crescita”, sottolinea.

Tre motivi per cui i bond sono tornati

Dunque, ecco spiegate le tre ragioni per cui è di nuovo il momento dei bond. “Le valutazioni sono interessanti dopo il forte ribasso e i livelli attuali offrono un potenziale di total return interessante. Anche se ci sbagliassimo nel breve termine e i rendimenti obbligazionari continuassero a salire, il maggior livello di reddito prodotto offrirebbe una protezione dalle perdite in conto capitale superiore a quella che abbiamo visto da qualche tempo a questa parte”, afferma Grainger.

“Date le generali incertezze globali sul futuro della crescita economica – prosegue -, le obbligazioni globali possono essere un buon diversificatore nell’ambito di un portafoglio più ampio. In effetti, il Global Aggregate, per sua stessa natura, è anche un modo diverso di allocare nel mercato obbligazionario. L’indice Bloomberg Barclays Global Aggregate ha un’esposizione a oltre 40 mercati sovrani e 20 paesi emittenti”.

“È sempre più evidente che il rallentamento della crescita globale significherà che alcuni dei rialzi dei tassi ipotizzati dal pricing del mercato obbligazionario non si realizzeranno, soprattutto perché sembra probabile che l’inflazione stia raggiungendo il suo picco, se non addirittura l’abbia già raggiunto. Data la rapidità del movimento del mercato, riteniamo che ciò abbia aperto una serie di opportunità molto interessanti. Per questi motivi le obbligazioni sono tornate al centro dell’attenzione”, conclude quindi l’esperto.

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