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Usa, è tornato l’eccezionalismo americano?

Per Jp Morgan gli Stati Uniti sono pronti per una nuova fase di eccezionalismo. Ecco come sfruttarla

La solidità dei dati pubblicati indica che l’economia Usa sta procedendo a piena velocità. A novembre, le spinte inflazionistiche si sono accentuate dopo la diffusione di dati sull’Ipc superiori alle aspettative di mercato. Come sottolineano gli esperti del team global fixed income, currency and commodities group di Jp Morgan Asset Management, ancora una volta i beni principali sono alla base dell’aumento del carovita. “I prezzi delle auto usate e delle abitazioni sono saliti, mentre nella prossima tornata di dati potremmo assistere a un rischio di maggiore rialzo delle tariffe aeree – si legge nel consueto bollettino -. Una situazione analoga interessa i consumi statunitensi, che sono trainati dalla domanda di beni non durevoli. Inoltre, tra i solidi dati statunitensi diffusi di recente figurano le vendite al dettaglio, aumentate molto di più del previsto, e l’Empire State Manufacturing Index che si mantiene su livelli elevati”. 

Gli analisti osservano che anche le pressioni sul fronte occupazionale, sotto forma di un maggior tasso di dimissioni, inaspriscono ulteriormente con spinte salariali crescenti le condizioni del mercato del lavoro, dove la manodopera già scarseggia. “I prezzi dell’energia continuano a sostenere l’economia statunitense e, in particolare, il dollaro rispetto all’euro – spiegano -. Il rapido incremento delle esportazioni di gas naturale liquido a prezzi elevati nel corso del 2021 stimola un ulteriore apprezzamento del dollaro. Negli ultimi mesi, l’Eurozona, in quanto importatore netto di energia, ha registrato un peggioramento della bilancia commerciale, dovuto in  parte ai rincari energetici”. 

Dal punto di vista delle valutazioni quantitative, a detta degli esperti Jp Morgan Am, il mercato sconta che la Federal Reserve innalzerà i tassi a più riprese negli ultimi mesi del 2022, dopo aver portato a termine la cessazione del proprio programma di quantitative easing. La Banca Centrale Europea, invece, dovrebbe avere un orientamento più accomodante sui tassi, impegnandosi ad acquistare titoli almeno fino a dicembre 2022 e sgombrando quindi il campo da aspettative di rialzi il prossimo anno. “Altri esempi tangibili dell’eccezionalismo americano possono essere individuati nei mercati valutari – prosegue l’analisi -, dove da fine maggio 2021 l’euro è si è costantemente deprezzato nei confronti del dollaro, toccando il minimo da luglio 2020 spinto dalla differenza dei rendimenti”. 

“Considerando gli spread sui tassi swap, potrebbero esservi margini per un ulteriore deprezzamento – affermano -. Gli spread sulle obbligazioni societarie investment grade, sia statunitensi che europee, rimangono contenuti (89 e 93 punti base rispettivamente), nonostante il leggero ampliamento nel corso del mese. Tuttavia, al calare della qualità creditizia, a livello geografico la forbice si allarga. Al momento, gli spread dell’high yield statunitense (310 pb) sono quasi al minimo da inizio anno, mentre quelli dell’high yield europeo (330 pb) sono insolitamente e significativamente più ampi rispetto alla media segnata nel 2021. I titoli high yield dei mercati emergenti vivono una situazione analoga, con un aumento degli spread rispetto agli omologhi statunitensi”. 

Attualmente, secondo indagini proprietarie J.P. Morgan Asset Management, gli investitori detengono posizioni corte di duration negli Stati Uniti abbinate a posizioni lunghe sul dollaro. “Un posizionamenento ugualmente corto di duration – si legge ancora – è detenuto sui tassi europei che, tuttavia, contrasta con la perdita di momentum per gli investitori in euro a partire da giugno 2021. I volumi delle nuove emissioni nei mercati del credito corporate europeo e statunitense dovrebbero essere elevati nelle prossime settimane, prima di rallentare nel mese di dicembre. Quando subentrerà una maggior calma sul mercato gli investitori dovranno continuare a monitorare sia i rischi che le opportunità nei mercati meno liquidi”. 

Cosa significa quindi tutto questo per gli investitori obbligazionari? “Le aspettative che i tassi ufficiali possano ampliarsi giocano a favore di un rafforzamento del dollaro – affermano gli esperti -. Tuttavia, l’apprezzamento del biglietto verde sarà verosimilmente limitato dalle attività della Cina che sta sostenendo l’euro attraverso un ribilanciamento delle proprie riserve valutarie. Nell’ambito dei mercati obbligazionari cerchiamo di sfruttare il tema dell’emergente eccezionalismo americano mantenendo nei mercati dei tassi una posizione corta di duration negli Stati Uniti, ma ricercando opportunità tra gli attivi di rischio, tenendo d’occhio la volatilità mentre ci accingiamo a trascorrere l’ultimo stralcio, meno liquido, del 2021. In particolare l’high yield emergente e quello europeo si presentano interessanti dal punto di vista delle valutazioni, sebbene ci si chieda quando il mercato potrà riconoscere l’attrattiva di questi settori”. 

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