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Usa, soft landing a rischio

Per Pimco, nonostante l’ottimismo della Fed, ci sono diversi fattori macroeconomici che potrebbero mettere in discussione un atterraggio morbido dell’economia

Le ultime proiezioni economiche della Federal Reserve indicano che i banchieri centrali sono sempre più fiduciosi che l’economia statunitense possa raggiungere un atterraggio morbido nel 2024. Tuttavia, secondo Tiffany Wilding e Allison Boxer, rispettivamente north american economist ed economist di Pimco, ci sono diversi rischi macroeconomici che potrebbero mettere in discussione questa prospettiva. “Con i crescenti venti contrari sul piano dell’economia e della politica in quest’autunno, e i trend dell’inflazione ancora incerti, riteniamo che le prospettive presentate dalla Fed siano ottimistiche. Il tasso di disoccupazione degli Stati Uniti dovrà probabilmente aumentare più di quanto previsto dalla Fed per raggiungere il suo obiettivo di stabilità dei prezzi”, affermano.

Usa, le proiezioni aggiornate dipingono un quadro più luminoso

Sebbene il presidente della Fed Jerome Powell, durante la conferenza stampa, abbia dichiarato di non voler definire le prospettive di base come un atterraggio morbido, la Fed prevede ora che l’inflazione core si raffredderà dal 3,7% stimato per la fine del 2023 al 2,6% per la fine del 2024, con un tasso di disoccupazione in aumento al 4,1% e una crescita solo leggermente inferiore al trend dell’1,5% nel 2024. “Gli osservatori sono liberi di chiamarlo ‘soft’ o ‘soft-ish’ o altro, ma ciò che conta è il modo in cui la politica si manifesta nell’economia reale”, precisano  Wilding e Boxer.

Per le due economiste le nuove proiezioni della Fed, presentate dopo la riunione di settembre, implicano un’accelerazione della produttività, insieme a un tasso neutrale (r*) più elevato nel breve periodo, che sarebbe sufficiente a riportare l’inflazione verso l’obiettivo senza un aumento significativo della disoccupazione o un grave danno per l’attività economica e la crescita. “Sebbene i miglioramenti sul fronte dell’offerta (evidenziati dal presidente Powell), insieme alla moderazione dell’inflazione e alla costante tenuta del mercato del lavoro, siano stati sviluppi positivi per l’economia statunitense quest’anno, la storia suggerisce che queste tendenze potrebbero non continuare”, avvertono.

La Fed intanto rimane concentrata sul controllo dell’inflazione. I funzionari hanno segnalato la loro intenzione di mantenere i tassi restrittivi più a lungo di quanto previsto in precedenza, lasciando invariato l’ulteriore rialzo dei tassi implicito nelle loro proiezioni per il 2023 e alzando le loro previsioni per il tasso dei federal funds a fine 2024 di 50 punti base rispetto alle precedenti proiezioni di giugno (le ultime proiezioni implicano due tagli di 25 pb dopo il picco). “Tuttavia – evidenziano Wilding e Boxer – visti i fattori sfavorevoli dell’economia, riteniamo che i banchieri centrali potrebbero avere difficoltà ad attuare l’ulteriore rialzo dei tassi quest’anno e prevediamo che i tassi si allentino più rapidamente di quanto previsto dalla Fed nel 2024”.

La storia non è dalla parte della Fed

Secondo le due economiste, sebbene il presidente Powell abbia sottolineato gli sviluppi positivi sia sul fronte dell’offerta (con l’allentamento delle complicazioni e delle restrizioni legate alla pandemia) sia sul fronte del riequilibrio del mercato del lavoro, le previsioni della Fed per il 2024 appaiono improbabili nel contesto storico. “In passato – argomentano – gli episodi di forte inasprimento della politica monetaria, come quello a cui abbiamo assistito nell’ultimo anno, hanno raramente segnato l’inizio di un’espansione sostenuta. In un campione di 140 cicli di rialzo negli ultimi 70 anni di storia dei mercati sviluppati, una recessione è seguita a un ciclo di rialzo dei tassi nel 75% dei casi, percentuale che sale al 90% per i cicli caratterizzati da un’inflazione elevata al momento dell’inizio del rialzo”.

A loro parere, quindi, un atterraggio morbido per l’economia statunitense è certamente possibile, ma X i rischi di recessione sono ancora elevati. “I miglioramenti della catena di approvvigionamento dopo la pandemia dovrebbero continuare a moderare l’inflazione, ma i mercati del lavoro rigidi e la vischiosità dei salari potrebbero benissimo esercitare una pressione inflazionistica in assenza di un boom della produttività. Altre tendenze a breve termine, tra cui la ripresa del pagamento dei rimborsi sui prestiti agli studenti, l’aumento dei prezzi del gas e la scadenza delle imposte sul reddito in California, potrebbero ridurre la forza dei consumatori statunitensi, altrimenti resilienti”, evidenziano.

“Storicamente, un periodo prolungato di politiche restrittive si è concluso molto raramente (se non mai) con un aumento della disoccupazione e una contrazione economica. Anche se la storia non sempre si ripete, spesso fa rima”, concludono  Wilding e Boxer.

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