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Venture capital, perché conviene inserirlo in portafoglio

Per Russell Investments, il venture capital può fornire agli investitori diversi benefici importanti, oltre all’esposizione ai principali trend tecnologici e all’innovazione. Ecco quali

“Nel contesto di un portafoglio complessivo, crediamo vi siano validi motivi per essere esposti al venture capital”. Parola di Darren Spencer, director client portfolio manager alternative investments di Russell Investments, secondo cui oltre all’esposizione ai principali trend tecnologici e all’innovazione, insieme al potenziale di ritorni assoluti interessanti, vi sono anche ulteriori dinamiche di mercato strutturali che possono essere interessanti per gli investitori.

In primo luogo, a detta di Spencer, le società restano private più a lungo. “Nei decenni precedenti, le società sostenute dal venture capital tendevano a quotarsi prima in Borsa – spiega -. Per esempio, Amazon si è quotata nel 1997, quando aveva tre anni di storia; al momento dell’Ipo nel 2004, Google aveva sei anni. Oggi, tuttavia, le dinamiche di mercato sono molto diverse, dato che le società si affidano sempre più ai mercati privati per la propria crescita e scelgono di rimanere private per periodi più lunghi. Per esempio, Uber e Airbnb, due delle dieci più grandi Ipo tecnologiche di sempre, avevano rispettivamente 10 e 12 anni al momento della quotazione, molto tempo dopo aver stravolto i settori in cui operano. Inoltre, mentre le società private valutate oltre 1 miliardo di dollari (note anche come ‘unicorni’) erano praticamente inesistenti un decennio fa, oggi ci sono circa 1.000 società con valutazioni miliardarie in diversi settori, compresi software e sicurezza informatica, hardware, intelligenza artificiale, fintech, sanità e e-commerce”. 

Complessivamente queste società valgono circa 3.300 miliardi di dollari. E considerando che le società restano private più a lungo e che le loro valutazioni sono molto più alte che in passato, secondo l’esperto l’implicazione per gli investitori è che non partecipando al venture capital rischiano di non essere esposti a società in forte crescita, tecnologie dirompenti e al potenziale di rendimenti elevati. “Dal nostro punto di vista, avere un’esposizione alle società sostenute da venture capital prima della loro quotazione in Borsa è più importante che mai” afferma.

“Riteniamo anche che il venture capital contribuisca a migliorare la diversificazione in portafoglio – prosegue -. Nel tempo, il successo di una società in forte crescita sarà di natura idiosincratica e meno dipendente dai fattori macroeconomici generali, come la crescita del Pil, la politica fiscale e monetaria, i tassi di interesse o l’inflazione. Per questo motivo crediamo che il venture capital giochi un ruolo importante nell’asset allocation strategica a lungo termine di un portafoglio”.

Spencer è dunque convinto che l’esposizione a società sostenute dal venture capital sia essenziale per permettere agli investitori di accedere a società in forte crescita, nella fase in cui avviano la commercializzazione e sviluppano la propria attività. Nel complesso, il venture capital può fornire agli investitori diversi benefici importanti, tra cui l’esposizione alle tendenze strutturali nel campo della tecnologia e l’opportunità di beneficiare della sostanziale creazione di valore che si sta verificando nei mercati privati. 

“In conclusione, non è sorprendente che gli investitori, che cercano di affrontare le sfide legate alla generazione di rendimenti e all’aumento della diversificazione, si rivolgano sempre più al venture capital per tentare di migliorare i risultati dei propri investimenti, collaborando con società che hanno le risorse necessarie, ottime capacità di selezione dei gestori e la capacità dimostrata di accedere a fondi di venture capital di livello elevato”, conclude.

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