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Proroga Superbonus 110%: i consigli per evitare sorprese

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Secondo Confconsumatori è importante imparare a tutelarsi dalle imprese che abbandonano i lavori o impongono costi aggiuntivi illegittimi. Ecco come

Il governo ha prorogato dal 30 settembre al 31 dicembre 2023 il termine per il completamento dei lavori rientranti nel Superbonus 110% su tutti gli edifici unifamiliari e assimilati (le cosiddette villette). Questi mesi sono una boccata d’ossigeno per tutti coloro che al 30 settembre dello scorso anno avevano già completato almeno il 30% dell’intervento complessivo. E che ora potranno ora contare su altro tempo prezioso per non vanificare gli sforzi fatti sinora. Ma, secondo Confconsumatori, occorre fare attenzione ad alcuni aspetti importanti, per non rischiare di perdere questa nuova occasione.

Superbonus 110% e lavori bloccati

Secondo l’associazione, sono moltissime le segnalazioni ricevute da parte dei proprietari che, dopo aver commissionato lavori di ristrutturazione per importi spesso molto ingenti e dopo aver firmato montagne di carte, contratti e anche qualche Sal (stato avanzamento lavori), hanno visto le imprese appaltatrici iniziare le attività, scontare le fatture e poi disinteressarsi completamente e, in alcuni casi, addirittura abbandonare del tutto il cantiere.

L’ulteriore tempo concesso al Superbonus 110% da questa proroga è senza dubbio importante, ma potrebbe non bastare. “Alcuni dei nostri assistiti – spiegano gli avvocati Antonio Pinto e Alberto Sgaramella di Confconsumatori – hanno contrattualizzato i lavori di ristrutturazione nel 2022. E a settembre dello stesso anno l’impresa ha emesso il primo Sal per l’importo del 30% (come previsto per legge). Ad oggi, però, i lavori si sono bloccati. E l’assenza di una effettiva ripresa, soprattutto dopo la pausa estiva, mette seriamente a rischio la possibilità di completare l’opera”.

Proroga Superbonus 110%, i consigli

In questi casi, secondo Pinto e Sgaramella, ci sono alcune buone pratiche da mettere subito in campo. Come ad esempio controllare i Sal emessi dall’impresa per verificare che ci sia esatta corrispondenza tra i lavori certificati e quelli effettivamente eseguiti. “Un secondo accorgimento è senz’altro quello non confidare eccessivamente nella buona volontà dell’impresa appaltatrice – aggiungono -. E diffidarla formalmente alla ripresa dei lavori e al completamento delle opere nei termini pattuiti. La delicatezza della situazione consiste anche nel fatto che il committente in buona fede ha comunque già ceduto il proprio credito fiscale all’impresa. E quindi in caso di irregolarità sarà il primo soggetto sui cui ricadranno le pesanti responsabilità previste per legge”.

Agire subito per tutelarsi

Un’azione chiara e tempestiva è quindi indispensabile per tutelare al meglio il proprietario. Ovviamente, qualora le trattative non dovessero portare a una concreta soluzione, sarà necessario agire subito giudizialmente nei confronti dell’impresa. E, nel caso, anche del direttore lavori, ad esempio con una procedura di Accertamento Tecnico Preventivo. Da questo punto di vista, fanno notare i due legali, la giustizia ha certamente tempi molto lunghi e incompatibili con l’urgenza della situazione che stiamo vivendo, ma ci sono una serie di strumenti processuali che, se ben impiegati, possono iniziare a offrire una prima tutela effettiva al committente. Oppure agevolare un accordo transattivo con la controparte.

In ogni caso, per tutelare il committente in modo efficace sia nei confronti dell’impresa sia eventualmente del Fisco è fondamentale contestare subito le situazioni di grave ritardo o di inadempienza. E fare ricorso al tribunale affinché un tecnico cristallizzi la situazione sul cantiere prima della scadenza di dicembre.

Superbonus 110%, costi aggiuntivi e richieste illegittime

Un secondo problema è che alcune imprese stanno tentando surrettiziamente di ribaltare sui clienti i costi degli oneri finanziari che le banche che acquistano i crediti impongono loro. Sta infatti accadendo che gli istituti finanziari che ancora acquistano i crediti facciano pagare una ‘commissione’ in percentuale anche fino al 15%. “Stiamo assistendo a lettere di imprese di costruzioni che impongono al cliente di sostenere quei costi, pena la mancata chiusura dei lavori – proseguono Pinto e Sgaramella -. La richiesta è illegittima perché contrattualmente non è quasi mai prevista. Tuttavia il cliente si trova dinanzi a un bivio ed è costretto a scegliere se cedere e pagare somme non dovute o rischiare di non finire i lavori e perdere tutto il beneficio. Con l’aggravante del cantiere che rimane in casa”.

Il presidente di Confconsumatori, Marco Festelli, invita i cittadini che stanno subendo queste condotte poco corrette a denunciare e rivolgersi alle sedi delll’associazione per verificare gli effettivi obblighi previsti nei contratti stipulati con le imprese. “In modo di predisporre iniziative a tutela dei propri diritti su questo tema così delicato, che tocca un bene primario come la casa”, sottolinea.

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