Per IG Italia, la reazione dei mercati ai dati macro e alla stretta Fed è esagerata. E le valutazioni attuali sono un’ottima opportunità di acquisto con un’ottica di medio-lungo termine
Il mercato azionario statunitense continua a mostrare segnali di forte debolezza a causa della pubblicazione di numerosi dati macroeconomici che aumentano i timori degli investitori riguardo alla tenuta dell’economia. In particolare, la pubblicazione sulle pressioni inflazionistiche relative al mese di agosto hanno fatto crollare i principali indici di Wall Street che martedì 13 settembre hanno accusato il calo maggiore dal marzo 2020. Alla chiusura di seduta l’S&P 500 ha registrato una variazione negativa dell’ordine del -4,3% mentre il Nasdaq è crollato del -5,2%.
“Gli operatori finanziari sono rimasti sorpresi dal valore dell’inflazioneCon il termine inflazione si indica l’incremento dei prezz... Leggi di agosto (+8,3% a/a) che è ancora molto elevato e rischia di ancorarsi alle aspettative di medio termine degli investitori. Infatti, l’indice dei prezzi al consumo rimane sui livelli più alti dal 1981 – spiega Federico Vetrella, market strategist di IG Italia -. Come ulteriore reazione, il rendimento dei titoli di stato statunitensi a breve termine (quelli a 2 anni, i più sensibili alle decisioni sui tassi di interesse) sono saliti dello 0,18% fino al livello più alto da ottobre 2007 al 3,75% accentuando dunque l’inversione della curva dei rendimenti dei titoli del tesoro statunitensi”.
Per questo motivo, come sottolinea Vetrella, le aspettative dei mercati, per loro natura proiettate verso gli eventi futuri, stanno cominciando a scontare un aumento da 75 punti base (sarebbe il terzo consecutivo) da parte della Federal Reserve che si riunirà la settimana prossima nella riunione del Fomc fissata per il 20-21 settembre. “Tuttavia – evidenzia -, sta crescendo anche la probabilità di un rialzo super-aggressivo da ben 100 punti base che il mercato al momento stima al 34%. Al contrario si indebolisce la probabilità di un rialzo di 75 punti base che è scesa al 66% dal 91% di lunedì (quando il dato sull’inflazioneCon il termine inflazione si indica l’incremento dei prezz... Leggi non era ancora stato pubblicato)”.
“Se la Fed dovesse approvare un aumento di un intero punto percentuale allora il range dei tassi di interesse statunitensi, che attualmente si trova compreso tra il 2,25% e il 2,50%, salirebbe oltre la soglia del 3% nella fascia compresa tra il 3,25% e il 3,50%. Inoltre, le aspettative sul livello dei tassi a fine anno crescerebbero anch’esse fino ad un livello superiore a quello precedentemente fissato al 4%”, afferma l’esperto.
Gli indici statunitensi, insomma, stanno patendo un periodo di forte volatilità causato da un mix di elevate pressioni inflazionistiche unite all’aumento dei tassi di interesse e alle prospettive sulla tenuta futura dell’economia. Nonostante ciò, per Vetrella che la reazione dei mercati è esagerata visto che non vede una particolare debolezza nei fondamentali dell’economia a stelle e strisce ma anzi confida nella strategia della Fed di privilegiare, nel breve termine, la stabilità dei prezzi rispetto alla tenuta del mercato del lavoro, ancora in ottima salute.
“In conclusione, pensiamo che le attuali valutazioni sul mercato azionario statunitense possano rappresentare un’ottima opportunità di acquisto per gli investitori con un’ottica di medio-lungo termine che intendono aprire delle posizioni a quotazioni fortemente scontate”, conclude l’esperto.