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Credit Suisse-Ubs: le conseguenze sull’asset allocation

Candriam si mantiene neutrale sulle azioni e ha aumentato la duration dei portafogli. Le banche? Meglio gli istituti retail e quelli con una solvibilità e una redditività molto elevate

In merito alla vicenda che ha portato all’acquisizione di Credit Suisse da parte di Ubs, l’azione delle autorità per mantenere la fiducia del pubblico nel sistema bancario e la velocità di risoluzione della crisi sono fondamentali. Parola degli esperti di Candriam, che pur continuando a ritenere che il loro scenario principale (crescita lenta sia negli Stati Uniti che nell’Eurozona) rimanga il più probabile, riconoscono come il rischio di uno scenario molto più avverso è ora aumentato. 

In ogni caso, per gli esperti è probabile che gli eventi degli ultimi giorni portino a un ulteriore inasprimento delle condizioni finanziarie e, se persisteranno, a tassi terminali più bassi. “Considerando i recenti eventi finanziari negli Stati Uniti – argomentano -, ciò potrebbe portare a un ulteriore calo del 5%-10% dei prestiti commerciali e industriali (diminuzione del credito bancario di 140-280 miliardi di dollari, pari allo 0,5%-1% del Pil). L’impatto sull’economia dipenderà ovviamente dalla profondità e dalla durata dello shock. Anche nell’area dell’euro si è verificato un inasprimento delle condizioni di credito e ci aspettavamo una contrazione del 5% degli investimenti residenziali (-0,3% del Pil). Questo impatto potrebbe essere più importante se le condizioni creditizie dovessero inasprirsi ulteriormente”.

Secondo le previsioni di Candriam, le banche centrali adegueranno la loro stretta monetaria agli sviluppi nel settore finanziario. “Sebbene la loro determinazione a combattere l’inflazione rimanga intatta, l’attuale trade-off tra inflazione e stabilità finanziaria dovrebbe indurle a rallentare il ritmo della stretta, o addirittura a interromperla, fino a quando le turbolenze finanziarie saranno in corso”, chiariscono.

Dal punto di vista del mercato, per gli esperti i rischi sono ancora presenti, seppur non della stessa natura negli Stati Uniti e in Europa: le tensioni sulle piccole banche negli Stati Uniti aumentano il rischio di recessione ma non appaiono ancora sistemiche, mentre in Europa si è dovuto affrontare un rischio più sistemico. “Ci vorranno alcuni giorni per capire se il rischio è davvero contenuto e per far sì che la polvere si depositi”, precisano.

“Nella nostra asset allocation manteniamo una visione neutrale sulle azioni, e consideriamo sia rischi di rialzo sia di ribasso in una situazione ancora piuttosto binaria. Per quanto riguarda l’allocazione obbligazionaria, abbiamo aumentato la duration dei nostri portafogli. Manteniamo una preferenza per il credito investment grade, ma siamo più cauti nei confronti delle obbligazioni high yield. In particolare, a seguito di questa mossa, i mercati degli strumenti bancari Additional Tier 1 potrebbero subire notevoli tensioni e anche le tranche senior del credito bancario potrebbero subire un impatto negativo a causa di un effetto a catena”, scrivono quindi gli esperti.

Un altro sviluppo molto importante, a loro avviso, è stata la dichiarazione rilasciata dall’Autorità bancaria europea, secondo la quale ‘gli strumenti di common equity sono i primi ad assorbire le perdite e solo dopo il loro pieno utilizzo sarà necessario svalutare gli Additional Tier 1’.

“Nella nostra allocazione azionaria – proseguono – privilegiamo lo stile qualitativo dei mercati. Gli investitori preferiranno per ora la crescita strutturale alla ciclicità, visti i rischi che la vulnerabilità finanziaria pone alla crescita. Pertanto, privilegeremo i seguenti settori: healthcare (a livello globale e in particolare negli Stati Uniti), e prodotti di base (con i leader europei). Privilegiamo inoltre le aziende innovative e/o di qualità (redditività, visibilità e solvibilità solida)”.

Quanto alle banche, in Candriam continuano a preferire gli istituti con una solvibilità e una redditività molto elevate. “Questi due ammortizzatori permettono loro di resistere a shock maggiori. Ci concentriamo inoltre sulle banche retail, in particolare perché una percentuale più elevata di depositi retail offre una migliore stabilità e una maggiore liquidità rispetto ai modelli di investment banking. Notiamo che i tassi a breve termine più elevati garantiscono al settore una maggiore redditività, anche quando teniamo conto di potenziali requisiti di solvibilità più elevati”, concludono.

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