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L’euro? È conveniente ma non ancora appetibile 

Secondo Jp Morgan Am, nonostante i fattori a sostegno, perché si verifichi un apprezzamento dell’euro è necessario prima che i prezzi energetici calino

Dopo essersi fortemente deprezzato nei confronti del dollaro statunitense per tutto il 2022, l’euro si presenta conveniente nei confronti del biglietto verde. Ma secondo gli analisti di Jp Morgan Am, davanti al rincaro dei prezzi energetici risulta ancora poco appetibile in ottica di investimento. 

“L’Eurozona sta affrontando una situazione economica difficile. La Bce è obbligata ad adottare una politica monetaria aggressiva per frenare l’inflazione (come dimostra l’aumento di 75 pb del tasso di riferimento attuato l’8 settembre, il rialzo più alto della storia per l’Istituto di Francoforte) – spiegano gli esperti nel consueto Bond Bulletin settimanale -. Allo stesso tempo, i consumatori sono messi alle strette dai rincari che hanno interessato i beni di prima necessità, come i generi alimentari, gli affitti e il riscaldamento. Ci attendiamo che nel breve termine la crescita dell’Area Euro si troverà ad arrancare”. 

Gli analisti sottolineano infatti come negli ultimi anni il motore della crescita economica della regione sono state le esportazioni: generi alimentari dalla Francia, macchinari dalla Germania e turismo nel Mediterraneo. L’aumento delle importazioni, però, dovuto in particolare al rincaro dei prezzi energetici, sta determinando un peggioramento delle partite correnti dell’Eurozona. L’interruzione delle esportazioni di gas dalla Russia costringe la regione alla ricerca di nuove fonti di approvvigionamento. “In base alle nostre analisi e alla luce dei progetti infrastrutturali attualmente in programma, difficilmente le importazioni di gas russo potranno essere rimpiazzate prima del 2024”, avvertono. 

Per il team Global fixed income, currency and commodities group di Jp Morgan Am, la discesa dell’euro sotto la parità rispetto al dollaro statunitense verrà ricordata come uno degli eventi economici caratterizzanti del 2022. “Nel corso dell’anno – sottolineano -, la moneta unica ha perso il 12% rispetto al biglietto verde (dati al 13 settembre 2022) e combinando questo dato alle valutazioni a lungo termine, l’euro si presenta particolarmente conveniente sulla base del valore equo, a fronte dei parametri di misurazione della parità del potere di acquisto (equalizzando i tassi di cambio nominali tramite adeguamento per l’inflazione)”. 

“I prezzi del gas hanno continuato a toccare nuovi massimi storici, superando il +315% nel corso del 2022 – prosegue l’analisi -. Nonostante da fine agosto abbiano iniziato a calare, non è ancora possibile determinare se tale tendenza sia sostenibile, poiché l’avvicinarsi dei mesi invernali rischia di spingere l’euro ancor più lontano dal suo equo valore. Viceversa, la prosecuzione della stretta monetaria da parte della Bce potrebbe determinare un avvicinamento fra i tassi di riferimento in Europa, dove l’Istituto di Francoforte potrebbe trovarsi ancora nella necessità di raffreddare l’inflazione, e quelli negli Stati Uniti, dove la Federal Reserve dispone di margini sufficienti per ridurre i tassi di riferimento nel caso in cui l’economia dovesse rallentare. Un simile sviluppo favorirebbe un apprezzamento della moneta unica”. 

Le indagini proprietarie di J.P. Morgan Asset Management sul posizionamento evidenziano la presenza del più consistente posizionamento corto nell’euro dai tempi della crisi dell’Eurozona, indicando un notevole consenso tra gli operatori di mercato sotto questo aspetto e consigliando prudenza nell’aprire nuove posizioni corte nella moneta unica. “Dopo l’introduzione di tassi di interesse negativi nell’Eurozona, i mercati del debito sono stati interessati da deflussi totali per 3.200 miliardi di euro (dati al 31 agosto 2022). Il ritorno dei tassi in territorio positivo dopo i rialzi operati dalla Bce crea, a nostro avviso, i presupposti per un rimpatrio degli afflussi e, di conseguenza, un apprezzamento dell’euro nel medio termine”, evidenziano gli analisti. 

Insomma, i fattori a sostegno di un possibile apprezzamento dell’euro sono numerosi. “L’Area Euro non applica più tassi di riferimento negativi e questo potrebbe incentivare un ritorno degli investitori ai mercati del debito. Il posizionamento corto degli investitori nella moneta unica è verosimilmente eccessivo e le valutazioni sono estremamente basse. Tuttavia – avvertono da Jp Morgan Am -, con l’approssimarsi della stagione invernale, siamo dell’avviso che i prezzi dell’energia resteranno il fattore determinante per l’euro nel breve termine. Per consentire alla moneta unica di apprezzarsi, sarà prima necessario che i prezzi energetici calino e si mantengano al di sotto dei livelli visti durante il 2022”.

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