Anche il rifiuto a un’offerta diretta da un datore di lavoro privato rientrerà nel calcolo dei no che possono costare la perdita del beneficio
Dopo il taglio dell’assegno e i controlli incrociati, per il reddito di cittadinanza è in arrivo una nuova stretta. Alla Camera è infatti passato un emendamento al decreto Aiuti in cui si stabilisce che anche i datori di lavoro privati potranno proporre offerte ai beneficiari della misura. In caso di doppio rifiuto, i detentori del Rdc saranno costretti ad accettare la terza proposta di lavoro, pena la decadenza del beneficio.
Reddito di cittadinanza, la stretta tra settembre e ottobre
La novità, che ha incontrato l’opposizione del M5s, è stata pensata per aiutare quei settori, come il turismo e quello ricettivo, in carenza di manodopera. Il sospetto, infatti, è che molti percettori di Rdc preferiscano rifiutare un’offerta e svolgere un lavoro in nero, piuttosto che accettare e perdere il beneficio.
La novità dovrebbe entrare in vigore a partire dall’approvazione definitiva del decreto Aiuti, entro metà luglio. Si dovrà poi attendere il decreto ministeriale, che giungerà entro 60 giorni dall’entrata in vigore del provvedimento, per definire le modalità di comunicazione e di verifica della mancata accettazione dell’offerta di lavoro. La stretta dovrebbe dunque scattare tra settembre e ottobre.
Offerte dei privati, cosa cambia per il reddito di cittadinanza
Dunque, anche il No a un’offerta congrua a chiamata diretta da un datore di lavoro privato rientrerà nel calcolo dei rifiuti. Rifiuti che possono costare la perdita del reddito di cittadinanza. Le offerte congrue possono essere proposte “direttamente dai datori di lavoro privati” ai beneficiari che firmano il “Patto per il lavoro”, in cui è previsto l’obbligo di accettarne almeno una di tre.
Sarà considerata offerta congrua da parte del privato quella che rispetta le competenze e le esperienze dichiarate nel “Patto per il lavoro” dal beneficiario. In questo modo chi riceve il reddito di cittadinanza dovrà valutare attentamente anche eventuali proposte dei privati. In caso di rifiuto dell’offerta, infatti, il datore di lavoro lo comunica al centro per l’impiego. E il no si somma alle altre offerte rifiutate ai fini della decadenza.
La prima offerta verrà considerata opportuna se a tempo indeterminato e a meno di 80 chilometri di distanza dalla residenza o, comunque, raggiungibile in massimo 100 minuti con i mezzi del trasporto pubblico. Poi, secondo le norme attuali, a partire dalla seconda l’offerta può essere su tutto il territorio nazionale.
Dopo il primo no il beneficiario del reddito di cittadinanza va incontro a una diminuzione mensile di 5 euro a partire dal mese successivo al rifiuto. Con il secondo rifiuto, sulla base delle novità introdotte dall’ultima manovra, scatta l’obbligo di accettare la terza offerta. In caso contrario il reddito di cittadinanza viene revocato.